L’argomento delle cefalee è alquanto esteso e complesso, non ho di certo né le competenze né l’intenzione di affrontarlo in maniera esaustiva, e non è certo questo il luogo, ma chi volesse approfondire l’argomento potrà trovare interessante il seguente articolo tratto dal sito dell’INTERNATIONAL HEADACHE SOCIETY dove viene discussa la classificazione delle cefalee in modo approfondito in tutte le sue forme.
Vedremo a grandi linee la classificazione delle cefalee e in che modo l’osteopatia può essere utile nell’attenuare o a volte far sparire questo disturbo spesso disabilitante. Come traccia seguirò quella proposta dalla International Headache Society sopra citata.
Andiamo ora a vedere le prime due, le più diffuse.
Le cefalee primarie si distinguono in alcune sotto categorie:
Le cefalee secondarie possono scatenarsi in seguito a:
Alcuni tipi di emicranie, come quelle oftalmiche o con aura, possono essere precedute da sintomi che possono anticipare (anche se non sempre) l’oramai prossimo fatidico attacco doloroso.
In quelle oftalmiche si presentano dei disturbi visivi (scotomi scintillanti) che lasciano il posto ad un dolore da un solo lato del cranio, di solito opposto al lato dello scotoma, ma non è una costante, talvolta bilaterale, fronto-orbitale o diffuso e a volte posteriore con irradiazione sulle cervicali.
Nel caso delle emicrania con aura i sintomi possono essere anche molto importanti ed impressionanti, sono disturbi “neurologici passeggeri” che svaniscono con l’insorgere del dolore emicranico. Queste ultime vanno comunque indagate e differenziate da una potenziale presenza di una neoformazione o una malformazione vascolare endocranica.
Ci sono poi casi di emicranie benigne, si presentano con attacchi distanti nel tempo, intensità moderata e facilmente risolvibili. Queste possono però mutare e diventare gravi ed invalidanti.
Nel tempo il sintomo può variare nella frequenza, intensità e durata. Di solito i primi attacchi compaiono in adolescenza, soprattutto con l’inizio della pubertà, a volte preceduti nell’infanzia da vomito frequente e mal d’auto.
Quindi la triade intensità-durata-frequenza è quella che ci indicherà quanto questo “stato di male emicranico” è invalidante.
Spesso con la 5ª decade di vita, gli attacchi diminuiscono di frequenza o scompaiono.
Il 70% delle emicranie possono essere di origine eredo-familiare.
Fattori psichici (stati di tensione, situazioni conflittuali, ansia o depressione, momenti di relax post-stress, ecc.), persone ossessive e perfezioniste, fattori alimentari, fattori endocrini (es.: miglioramento durante la gravidanza) influenzano la forza dell’emicrania.
Il meccanismo dolorifico è dato da una fase di vasocostrizione alla quale segue quella di vasodilatazione con conseguente dolore e stimolazione nocicettiva (dolore). Vi è una eccessiva stimolazione del nervo trigemino e dei rami del nervo grande e piccolo occipitale che innervano i vasi sanguigni intra-cranici. In soldoni vengono stimolate le terminazioni dolorifiche (nocicettive) del cranio poste nei tessuti molli extra-cranici (cute, muscoli, arterie, occhio, orecchio, cavità nasali) e intra-craniche (seni venosi e vene, osso, arterie cerebrali, nervo Trigemino, nervo Vago, nervo Glosso-Faringeo), mentre il tessuto cerebrale non essendo provvisto di tali terminazioni non può provocare tale dolore.
Il dolore percepito può appunto essere unilaterale, frontale, orbitale, nucale, come un cerchio che stringe la testa, senso di pesantezza, ecc.
Spesso alla fine di una forte attacco emicranico, il dolore lascia il posto a stanchezza e ad uno stato di abbattimento, arriva un sonno profondo e ristoratore al termine del quale segue uno stato di euforia e rilassamento.
Penso proprio che alcuni di voi si saranno sicuramente riconosciuti in alcuni di questi sintomi, chi soffre di attacchi regolari di cefalea sa di cosa sto parlando.
Come sempre l’obbiettivo dell’osteopata sarà quello di correlare il sintomo del paziente, in questo caso la particolare cefalea di cui sta soffrendo, con il suo soggettivo stato di disequilibrio. Ovviamente ci si deve informare su tutta la sua storia clinica, terapie effettuate, farmaci utilizzati o che sta tuttora utilizzando, iter-terapeutici attuati o in atto, e se possibile cercare un dialogo con i medici che lo stanno eventualmente ancora seguendo.
La terapia sarà principalmente volta a ridurre gli stimoli irritativi responsabili del dolore tramite il rilassamento dei tessuti molli in tensione, grazie alla lettura delle connessioni anatomiche e neuro-fisiologiche di aree anche distanti tra loro l’osteopata può ragionare sulle possibili interrelazioni di differenti strutture che possono collaborare all’insorgenza o al perpetuarsi del sintomo in oggetto.
Diventa lungo ed inutile andare nel dettaglio dell’azione terapeutica, anche perché ogni soggetto è sempre una storia a sé, ma in linea generale si tenderà a ridurre le tensioni della muscolatura e della fascia profonda e superficiale ed in taluni casi andranno tenute conto anche le componenti viscerali ed ormonali oltre a quelle muscolo-scheletriche.
Spesso si ha una buona risposta ai trattamenti, il dolore può sparire od attenuarsi notevolmente e diventare decisamente sopportabile. I tempi di trattamento possono essere molto variabili, a volte anche lunghi, in questo caso le terapie verranno solitamente fatte con una certa distanza nel tempo, questo perché l’origine di una cefalea (ma in generale di un qualunque disturbo), a prescindere dalla sua intensità, può avere una matrice anche molto complessa, multifattoriale alle spalle, ed è per questo che, nei casi più difficili, è sempre bene trattarla in multidisciplinarietà. Per esempio, possono esserci problemi legati a stati di tossicità dati dall’utilizzo di farmaci o alimenti ai quali si può essere intolleranti.
L’iter corretto sarebbe sempre quello di indagare dal punto di vista medico, ed escluso il coinvolgimento di qualunque fattore patologico, l’osteopatia può essere un valido strumento per aiutarvi nell’alleviare i vostri sintomi.
Buongiorno!
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